Oliviero Mogno

MISCELLANEA
INVENZIONI

REGOLO CALCOLATORE
PER LA DETERMINAZIONE DEL TEMPO DI POSA
DEGLI INGRANDIMENTI FOTOGRAFICI




 

 

PREMESSA

   Nel processo fotografico, come è noto, avviene due volte di dover determinare il tempo di esposizione del materiale fotosensibile, e precisamente una prima volta all'atto dell'assunzione del negativo e una seconda volta per l'esecuzione del positivo. Per quanto concerne quest'ultimo, trascurando il metodo della copia a contatto, che il diffondersi dei negativi di piccolo formato ha fatto sempre più cadere in disuso, è da considerare particolarmente il metodo di ottenere le copie positive ingrandite per proiezione dell'immagine. Tale metodo, ormai generalizzato, presenta tuttavia non lievi difficoltà per la determinazione del tempo di esposizione, difficoltà che, specialmente nel caso di forti ingrandimenti, sono indubbiamente superiori a quelle che si incontrano nello stabilire l'esposizione del negativo all'atto della sua assunzione. Orbene, mentre per l'esposizione del negativo il fotografo può disporre di ottimi strumenti indicatori quali gli esposimetri a cellula fotoelettrica, per l'esposizione del positivo ingrandito non gli è stato finora offerto alcuno strumento atto a risolvere o ad attenuare le ben maggiori difficoltà che sono connesse a questa operazione.
   È vero che per stabilire l'esatta esposizione di un positivo fortemente ingrandito non si può assolutamente prescindere dalla valutazione puramente soggettiva dei più adeguati valori tonali delle varie parti del fotogramma e dall'importanza predominante delle une sulle altre, e che pertanto è giocoforza ricorrere alla prova sperimentale, ma è pur vero, d'altra parte, che il metodo attualmente in uso, consistente nel sottoporre al giudizio dell'operatore provini costituiti da striscioline di materiale fotosensibile disposte sul piano di proiezione in corrispondenza delle zone più importanti del fotogramma, è eccessivamente empirico e presenta il doppio inconveniente di non offrire al giudizio del fotografo quella visione d'insieme del fotogramma che è necessaria per la determinazione della esposizione di miglior resa complessiva, e di richiedere, data la difficoltà d'intuire il tempo di posa di forti ingrandimenti, prove alquanto numerose e quindi di far perdere una non trascurabile quantità di materiale e di tempo.
   Tutti questi inconvenienti possono essere in gran parte superati procedendo con un nuovo metodo molto più pratico e razionale fondato sul criterio di scindere gli elementi del problema nelle due diverse categorie alle quali appartengono e di valutarle separatamente.
   In altri termini si tratta di valutare distintamente gli elementi soggettivi da quelli oggettivi e cioè di stabilire, in un primo tempo, sperimentalmente l'esposizione ottima di un determinato fotogramma proiettato senza ingrandimento (o con ingrandimento minimo) in funzione delle caratteristiche del proiettore e di tutti gli elementi soggettivi di giudizio, e di stabilire, in un secondo tempo, matematicamente, a mezzo d'apposito strumento, la variazione di posa dovuta all'ingrandimento di per sé, vale a dire all'aumentata distanza di proiezione e all'eventuale cambiamento di diaframma che si fosse ritenuto opportuno di effettuare in relazione alla più lunga esposizione.
   I vantaggi derivanti dall'applicazione di tale procedimento sono evidenti giacché, mentre la determinazione matematica della suddetta variazione avviene istantaneamente e senza alcuna perplessità dalla semplice lettura del tempo di posa sullo strumento anzidetto, per quanto concerne la valutazione soggettiva si procede sperimentalmente nelle condizioni più semplici, e cioè eseguendo uno o più provini con ingrandimento minimo o nullo, cosicché non solo l'ottenimento del risultato pienamente soddisfacente risulta estremamente facile e rapido, ma anche del tutto persuasivo poiché il provino comprende l'intero fotogramma e quindi offre tutti gli elementi per il giudizio sul risultato complessivo che si preferisce ottenere. Oltre a ciò è da rilevare che in tal modo il consumo di materiale diviene minimo perché non solo si riduce il numero delle prove necessarie, ma per ogni prova il consumo del materiale impiegato è molto minore.
   Ottenuto il provino di piena soddisfazione, e cioè eliminato ogni eventuale dubbio anche sulla più adatta qualità di materiale fotosensibile, si impostano sullo strumento di cui si è parlato i dati numerici della distanza obiettivo-piano di proiezione, dell'apertura di diaframma e del tempo di posa relativi all'esecuzione del provino prescelto: con ciò lo strumento stesso dà l'indicazione del valore del coefficiente K, caratteristico di quel negativo, che si chiama appunto coefficiente di valutazione soggettiva.
   Volendo ora eseguire qualsiasi ingrandimento dal medesimo negativo, sarà sufficiente impostare sullo strumento i valori della distanza obiettivo-piano di proiezione e del diaframma che si vogliono usare nell'ingrandimento, e si leggerà direttamente sullo strumento stesso, in corrispondenza del valore di K, già trovato, l'esatto tempo di posa che farà ottenere, nell'ingrandimento, la fedele riproduzione del provino prescelto, vale a dire l'assoluta identità delle tonalità omologhe.
   Qualora venga osservata diligentemente la norma di annotare sulla custodia in cui è conservato ogni negativo, la qualità di carta usata nel provino prescelto e il particolare valore di K così trovato, sarà sempre possibile, in qualsiasi momento, anche a distanza di anni, eseguire qualsiasi ingrandimento del negativo stesso senza procedere ad alcuna ulteriore prova, purché naturalmente ci si serva sempre del medesimo ingranditore. Se invece l'ingranditore fosse nel frattempo mutato in tutto o in alcune sue parti o caratteristiche essenziali, bisognerebbe rifare preventivamente un nuovo provino. Si deve tuttavia rilevare che dopo aver eseguito, con il medesimo ingranditore, un certo numero di provini di vari negativi e di averne, conseguentemente, desunto i relativi valori di K, un abile operatore riesce ad acquisire facilmente l'esperienza sufficiente per stabilire «a occhio», molto approssimativamente, il valore di K dalla semplice osservazione diretta del negativo. In questo caso, naturalmente, non sarebbe più necessario fare i provini, ma si potrebbe desumere direttamente dallo strumento di cui si è parlato il tempo di posa per qualsiasi negativo, per qualsiasi ingrandimento, e con qualsiasi apertura di diaframma. Sarà opportuno, tuttavia, limitare l'adozione di questo procedimento abbreviato solo se si tratta di ingrandimenti di non grande impegno e di non grande formato.
   Il sopraddescritto nuovo metodo di determinazione del tempo di posa degli ingrandimenti fotografici è stato ideato e introdotto dallo scrivente unitamente a uno speciale nomogramma (regolarmente depositato e registrato presso il competente Ministero in data 1° luglio 1942 col n. 97111 ) che costituisce uno dei possibili modi di realizzazione dello strumento di cui si è finora parlato. Ma poiché tale nomogramma, molto economico, non offriva tutta la facilità e comodità di impiego che può offrire uno strumento più perfetto, lo stesso autore ha progettato ora un nuovo tipo di regolo calcolatore che risolve meglio e più compiutamente la stessa funzione e che costituisce appunto il trovato che è oggetto del presente brevetto.

 

DESCRIZIONE DEL TROVATO

   Questo speciale regolo calcolatore comprende fondamentalmente le seguenti scale:
   1. Una scala h su cui sono indicate, su scala logaritmica, le distanze, espresse in centimetri, che separano il punto nodale di emergenza dell'obiettivo dell'ingranditore dal piano di proiezione (schermo) ove si pone il materiale fotosensibile.
   2. Una scala t in cui sono indicati, su scala logaritmica, i tempi di posa espressi in minuti secondi (per comodità è stata messa l'indicazione numerica anche dei minuti primi).
   3. Una scala F/Ø in cui sono indicate, su scala logaritmica, le aperture relative di diaframma espresse dal valore del rapporto: focale/diametro utile dell'obiettivo.
   4. Una scala K in cui sono indicati, su scala aritmetica, i valori di un coefficiente che assomma il valore di una costante (caratteristica dell'ingranditore) e di una variabile (valutazione soggettiva di ogni singolo fotogramma).
   È da notare che tanto la scala h quanto la t dovranno essere abbastanza ampie affinché le distanze e, rispettivamente, i tempi indicati comprendano tutte le variazioni che praticamente possono verificarsi, ma poiché l'intensità luminosa di un'immagine proiettata varia in ragione inversa del quadrato della distanza di proiezione, ne consegue che i tempi di posa dell'ingrandimento dovranno variare in ragione diretta del quadrato della distanza e pertanto nella scala h l'unità logaritmica adottata dovrà avere una lunghezza doppia di quella della scala t.
   Nella scala F/Ø, i numeri esprimono, come si è detto, il valore del rapporto tra la focale e il diametro utile dell'obiettivo. Ma poiché la sezione di passaggio della luce attraverso l'obiettivo varia col quadrato del diametro d'apertura, così come si ha la variazione quadratica nella relazione tra tempo di posa dell'immagine proiettata e la distanza di proiezione, ne consegue che l'unità logaritmica della scala F/Ø deve essere uguale a quella della scala h.
   Nella scala K, invece, a differenza delle precedenti, in cui le distanze dei segni sono proporzionali alle mantisse dei logaritmi dei numeri a essi corrispondenti (per tale verifica sulla scala t bisognerebbe tuttavia esprimere i tempi soltanto in minuti secondi), abbiamo che le distanze dei segni sono proporzionali ai numeri corrispondenti e quindi sono in progressione aritmetica. Ciò deve essere perché il coefficiente K deve costituire sempre un fattore costante di aumento o riduzione dei tempi; ma l'ampiezza della scala e la sua suddivisione rispondono a criteri puramente pratici e quindi sono del tutto arbitrarie.
   È pure da rilevare che la disposizione di dette scale sul regolo deve essere tale da acconsentire lo spostamento relativo della scala h rispetto alla F/Ø, nonché della scala K rispetto alla t: pertanto è possibile porre la h e la t sul fisso, e la F/Ø e la K sullo scorrevole, o viceversa.

Regolo

   Nella figura allegata è rappresentato, a titolo puramente esemplificativo, uno dei possibili modi di realizzazione del nuovo regolo sopraddescritto. In essa si vede che la scala h è sul fisso superiore, la scala F/Ø è sullo scorrevole superiore, la scala K è sullo scorrevole inferiore, la scala t è sul fisso inferiore. Inoltre, sullo scorrevole, al di sotto della scala F/Ø, sono state tracciate altre tre scale con i valori di apertura di diaframma corrispondenti alla F/Ø, ma espressi secondo la numerazione Stolze, usata tuttora in certi obiettivi tedeschi, e secondo la numerazione U.S. inglese e quella francese. Per quanto riguarda l'uso del regolo, bisogna seguire le seguenti norme:
   Ottenuta, di un certo negativo, la copia positiva a proiezione di minimo formato (provino) con esito pienamente soddisfacente, si tengano presenti i valori di h, di F/Ø e di t usati per l'esecuzione del provino stesso. Si porti ora sul regolo il valore di F/Ø in corrispondenza a quello di h, e si legga, in corrispondenza di t, il valore di K proprio di questo negativo. Sulla custodia del negativo stesso si annoti la qualità di carta sensibile usata e il valore di K ora trovato.
   Per determinare ora il tempo di posa di un ingrandimento in qualsiasi formato del medesimo negativo, basterà porre in corrispondenza i nuovi valori di h e di F/Ø, e leggere direttamente il tempo di posa sulla scala t in corrispondenza del valore di K che abbiamo annotato.
   A maggior chiarimento si dà qui di seguito un esempio numerico:
   Eseguito con esito pienamente soddisfacente il provino di un certo negativo, si osserva che la distanza obiettivo-carta sensibile era di 14 cm, l'apertura di diaframma era 11 e il tempo di esposizione è stato di 10 secondi. Portando allora sul regolo il valore del diaframma 11 in corrispondenza della distanza di 14 cm, si legge, in corrispondenza del tempo di 10 secondi il valore di K che è + 15. Nella prova si è usata carta sensibile marca F, tipo N, e pertanto sulla busta di quel negativo scriveremo F.N. + 15. Si voglia ora eseguire un ingrandimento in grande formato dallo stesso negativo: allontaniamo l'ingranditore dal piano di proiezione fino a ottenere il formato voluto. La distanza carta-obiettivo è ora di 210 cm e l'apertura di diaframma sia 4. Mettiamo allora, sul regolo, il valore di F/Ø = 4 in corrispondenza di h = 210, e troviamo, in corrispondenza di K = +15, il tempo di posa di 4 minuti primi e 40 secondi che è appunto il tempo che si deve dare all'esposizione per avere un risultato perfettamente identico a quello ottenuto col provino, a condizione, beninteso, che si sia usato il medesimo ingranditore e la medesima qualità di carta.

 

RIVENDICAZIONI

   a. Regolo calcolatore il cui funzionamento è connesso all'applicazione del procedimento spiegato nella premessa e che serve a determinare il tempo di posa degli ingrandimenti fotografici in funzione della distanza del piano di proiezione, dell'apertura di diaframma e del valore di un coefficiente K che è a sua volta determinato a mezzo del regolo stesso e che dipende dalla caratteristica dell'apparecchio di proiezione e dalla caratteristica propria di ogni singolo negativo.
   b. Regolo calcolatore come detto alla lettera a in cui siano segnate in tutto o in parte, oltre ad altre eventuali scale supplementari, le 4 scale fondamentali indicate ai punti 1, 2, 3 e 4 della precedente descrizione del trovato, e illustrate, a titolo d'esempio, nell'allegata figura.

 

   Brevetto principale per invenzione industriale n. 530594 rilasciato al nome di Oliviero Mogno dal Ministero dell'industria e del commercio, Ufficio centrale dei brevetti per invenzioni, Roma, in data 12 luglio 1955. Data del deposito: 29 marzo 1955. La prima parte di questo testo ha offerto la materia a un articolo pubblicato da Il Giornale del Fotografo, a. IV, n. 1, gennaio-febbraio-marzo 1955 e ripreso da Piccolo Sera. Le Ultime Notizie di mercoledì 27 aprile 1955.