Oliviero Mogno

MISCELLANEA
LETTERE

SULL'EVOLUZIONE DELLE STELLE




 



Il Buonsenso, che già fu caposcuola,
in molte scuole ora è morto affatto.
La Scienza, sua figliola,
l'uccise per veder com'era fatto.

   Mia cara figliola,
   Quantunque tu ti sia macchiata del delitto di parricidio, io non ti serbo, credimi, alcun rancore: ti seguo, anzi, con vigile amore da questo limbo dei defunti, ove mi hai relegato, tanto che, proprio in questi giorni, ho letto con paterna trepidazione il tuo scritto sull'evoluzione delle stelle e delle galassie.
   Tu dici che nella parte centrale delle stelle, per processo termonucleare, l'idrogeno si trasforma in elio e che, esaurito tale processo, quest'ultimo gas si raffredda e quindi, diminuendone la pressione, altri strati di gas cadono verso il centro stellare. Ma tale contrazione ha per effetto un successivo innalzamento termico a un livello superiore a quello determinato dalla primitiva reazione, tanto che si creano le condizioni per cui l'elio stesso può subire successive trasformazioni reattive in carbonio, ossigeno, neon etc.
   Il principio termodinamico, su cui si fonda codesta teoria delle reazioni successive, mi sembra non solo teoricamente rivoluzionario, ma oltremodo interessante per l'esteso campo applicativo, e così io ho subito pensato, non senza un fremito di paterno orgoglio, di utilizzarlo per migliorare il riscaldamento del mio povero eremo in cui è installato un impianto, del tutto insufficiente, di termosifoni con caldaia a nafta. Sai cosa ho fatto? Ho spento la caldaia e mi sono detto: adesso la mia stanza si raffredderà e tale raffreddamento produrrà una contrazione dell'aria sì da richiamare altra aria dall'esterno. Ma quest'aria esterna, penetrando, produrrà una contrazione che avrà per effetto un riscaldamento, sia pure momentaneo, a un livello termico superiore a quello iniziale.
   Ho spento, come dicevo, la caldaia e mi sono messo a guardare con grande attenzione la colonnina del termometro. Ma questa, ahimè, contro ogni mia aspettativa, è scesa ed è continuata sempre a scendere, finché mi son buscato il tremendo raffreddore da cui non mi sono ancor del tutto ristabilito.
   Ah, figlia, figlia, cosa m'hai fatto fare!
   Può darsi, però, che la colpa sia tutta mia, perché è probabile che io, ancora una volta, abbia interpretato male le tue parole. Ma anche se la colpa fosse tua, ti perdonerei di cuore perché dopotutto, sei sempre la mia figlia prediletta e io, come sai, ti voglio molto bene.
   Ti prego dunque di gradire l'affettuoso abbraccio del

tuo papà

   

   Ora arrossisco al pensiero di aver scritto una lettera ...anonima. Pentito, Le chiedo scusa e Le confesso: mi chiamo Oliviero Mogno e sono un po' matto, come potrà confermarLe il Prof. Cester.

 

   Come risulta da un appunto manoscritto in calce: «lettera inviata il 15 dicembre 1965 al Chiar.mo Prof. Margherita Hack, Direttore dell'Osservatorio Astronomico, Via G. B. Tiepolo 11, Trieste».