Oliviero Mogno

MISCELLANEA
ZIBALDONE

A PROPOSITO DELLE NUOVE MONETE ITALIANE
D'ORO E D'ARGENTO




 



       Quand'ero fanciullo, ancora ai tempi di papa Sarto, tra i tanti doni della giovinezza, avevo quello di una vista straordinariamente forte e acuta, tanto da riuscire a leggere, a occhio nudo, la microscopica firma dell'autore sulle monete metalliche di quei tempi, la firma di Romagnoli. Da allora sono passati molti lustri e la mia vista s'è alquanto indebolita, ma se alle tre diottrie delle lenti che ormai porto abitualmente, aggiungo le venti diottrie della mia grossa lente da tavolo, riesco ancora a vedere, sulle attuali monetine da dieci lirette, la stessa firma: Romagnoli.
   Orbene, mi sembra che questo signor Romagnoli, professore di disegno e maestro d'ornato, abbia già abbastanza meritato, dopo mezzo secolo di lodevole attività, della pubblica estimazione e della zecca nazionale per avere il diritto di godere in pace quell'altro mezzo secolo di vita che tutti gli auguriamo di cuore, e faccio voti affinché a lui, sollevato dalla fatica di preparare i modelli per le monete d'oro e d'argento di prossima coniazione, sia alfine concesso di godere il meritato riposo e sia largito, in considerazione dei suoi meriti non comuni, un trattamento di quiescenza particolarmente favorevole.
   Come provvedere allora alle nuove monete di nobile metallo? Probabilmente la zecca intenderà affidarne il compito a quel giovane impiegato che, si deve presumere, sarà chiamato a coprire il posto lasciato vacante dal Romagnoli. Ma io credo che, di fronte al pericolo di una simile calamità, veramente si dovrebbe mobilitare la pubblica opinione. Al Romagnoli, dicevo dianzi, vanno riconosciuti non pochi meriti e, non da ultimo, quello di aver saputo, al principio del secolo, rendere con rara fedeltà la tendenza delle arti figurative dell'epoca. Epoca involutiva, è vero, tutta improntata a quel trito accademismo scolastico che ha trovato la sua più genuina, anche se deteriore, espressione in quell'ibrido di neo classicismo degenerante e di decadente e vacua retorica floreale che ha oscurato sì per qualche decennio il cielo della nostra penisola, ma che d'altra parte ha saputo segnare così bene e compiutamente il trait d'union tra il poeta di Pescara e il condottiero di Predappio. Al Romagnoli, insomma, vittima dei tempi, ma artigiano di severa preparazione tecnica e di esecuzione accurata, non pochi meriti vanno onestamente riconosciuti, ma non si parli neppure del giovane sostituto... per carità.
   Almeno per queste nuove monete d'oro e d'argento che saranno emesse in numero limitato e non tanto per sopperire a una necessità tecnica relativa alla distribuzione del circolante, quanto per soddisfare alla richiesta dei numismatici; per queste monete, dicevo, anzi per i loro modelli, sia bandito un concorso nazionale aperto a tutti gli scultori italiani. L'onore, il grande onore, di vedere la propria opera e il proprio nome immortalati nelle auree o argentee monete, le quali saranno raccolte e custodite per sempre dai numismatici di tutto il mondo, anche se dovesse rappresentare l'unico premio ai vincitori, costituirebbe pur sempre un richiamo e un incentivo irresistibile per i nostri maggiori artisti. E al meritato onore per gli artisti si aggiunga il decoro per il Paese che rivedrebbe finalmente, dopo un secolare torpore, delle monete d'arte, di vera, autentica arte, come quella del nostro sommo Marini, o del Manzù, o del Mascherini.
   Ma per l'amor del cielo, che la commissione giudicatrice del concorso non sia composta da funzionari della zecca, ché in tal caso si correrebbe il rischio di veder nuovamente e inopportunamente incomodato, perché primo in classifica, il nostro caro e simpatico Romagnoli.
   Ci si dovrebbe rivolgere a persone della statura di Lionello Venturi e di Rodolfo Pallucchini, anzi è proprio a loro che io vorrei lanciare l'appello affinché vogliano assumere l'iniziativa. Se accetteranno, qualcosa di buono certamente ne uscirà.

 

   Dattiloscritto senza indicazione della data. Non risulta se sia stato oggetto di pubblicazione.