Oliviero Mogno

MISCELLANEA
LETTERE

A PROPOSITO DELL'INTRODUZIONE DELL'ORA LEGALE




 



Trieste, il 6 novembre del 1967

Ill.mo Sig. Avv. Daniele Morpurgo
Presidente della Dir. Prov. del P.L.I.
Via Genova, 9
Trieste

   Ill.mo Sig. Presidente,
   L'attività parlamentare che il P.L.I ha svolto in questi ultimi anni, pur essendo altamente meritevole del nostro plauso nonché dei larghi consensi che ha ottenuto e di quelli sempre più larghi che speriamo ottenga in avvenire, è, ciò nondimeno, inficiata da una zona d'ombra che vorrei vedere al più presto cancellata. Mi riferisco alla proposta legislativa, avanzata a suo tempo da un parlamentare del nostro partito e successivamente approvata e attuata dal governo, dell'introduzione in Italia dell'ora estiva.
   Quella proposta mi sembrò allora, e tuttora mi sembra, affatto criticabile per un duplice ordine di motivi e cioè per motivo di principio e per motivo di merito:
   Per motivo di principio perché non mi sembra ammissibile che un parlamentare, rappresentante di un partito politico, proponga a nome del partito, e cioè a nome degli iscritti al partito, l'introduzione di una legge che non ha alcuna attinenza con l'ideologia politica (sulla quale soltanto si deve presumere implicito il suo mandato di rappresentanza con la concessione di ampi poteri discrezionali), ma che tocca tanto da vicino e tanto direttamente l'interesse di ogni singolo cittadino, e quindi di ogni singolo membro del partito, e ciò senza minimamente preoccuparsi di conoscere quale sia in proposito la volontà dei suoi rappresentati.
   Per motivo di merito perché l'adozione dell'ora estiva in Italia costituisce un provvedimento che non può portare che inconvenienti sia ai singoli sia alla collettività nazionale e che quindi è del tutto assurdo.
A proposito di quest'ultimo punto, mi consenta, ill.mo Presidente, di dire soltanto due parole, perché non vorrei che alla mia affermazione sia attribuita quella detestabile forma apodittica che, in realtà, è insita proprio e soltanto nelle giustificazioni che sono state divulgate attraverso la stampa. Infatti, secondo certi disinvolti trafiletti redazionali, che all'inizio di ogni estate fanno capolino sui nostri quotidiani, le ragioni giustificative dell'esecrato provvedimento legislativo sarebbero, in sintesi, le seguenti:
   1. Vantaggio economico derivante dal minor consumo di energia elettrica.
   2. Beneficio a tutta la popolazione per la possibilità offerta di godere un'ora in più di sole.
   3. Riduzione degli incidenti stradali.
   Orbene, io vorrei farle osservare che tali motivi non solo sono del tutto insussistenti, ma che, all'opposto, il suddetto provvedimento ha condotto, com'era inevitabile, a risultati del tutto contrari, e ciò per le seguenti semplicissime ed evidentissime ragioni:
   1. Il minor consumo di energia (che deve essere riferito soltanto a quella infima aliquota che trova impiego nell'illuminazione a uso domestico), avvenendo proprio nella stagione (estate) e nelle ore (intorno alla mezzanotte) in cui le centrali di produzione funzionano al regime minimo annuale, provoca quell'ulteriore abbassamento dei valori delle «punte minime» che determina un non trascurabile peggioramento nell'economia generale di esercizio delle aziende produttrici.
   2. Un'ora in più di sole costituirebbe senza dubbio un dono graditissimo solo se esso potesse venirci largito durante la stagione invernale, ma d'estate e alla latitudine in cui si trova l'Italia, ci costringe solo a dover sopportare, con grandissimo disagio, un'ora in più di solleone.
   3. È proprio questa eccessiva dose di insolazione cui tutti veniamo sottoposti (a eccezione, naturalmente, dei pochi fortunati che hanno la possibilità di trascorrere l'intero periodo estivo in appropriate zone climatiche) a determinare quello stato di depressione psico-fisica, di ritardo nei riflessi, di ottundimento di tutte le facoltà, di malessere e talvolta perfino di congestioni e collassi che, in buona parte, stanno all'origine degli incidenti stradali.
   Se poi a tali non trascurabili inconvenienti si aggiungano gli altri inconvenienti numerosissimi e come tali già riconosciuti dagli stessi propugnatori dell'ora estiva (sconvolgimento di tutte le coincidenze ferroviarie con l'estero, grave stato di disagio nelle zone agricole per il ritardo di alcune operazioni, impossibilità di allestire spettacoli all'aperto in ore non troppo tarde, etc, etc.) si avrà un quadro dei bei risultati cui ha condotto la brillante concezione innovatrice, parto della mentalità non meno infantile che dilettantistica di quegli illustri signori che siedono al governo della nazione.
   La popolazione italiana, che in un primo tempo ha ingenuamente e passivamente subito la suggestione di certi imbonitori, ora comincia finalmente a rendersi conto del danno cui è soggetta, comincia a esserne stufa e, a buon diritto, dà sempre più frequenti e palesi segni di malcontento.
   Pertanto mi sembrerebbe più che mai lodevole e opportuno che il P.L.I., proprio perché responsabile del fallo iniziale, non lasci ad altri il merito di correggerlo, ma esso stesso, lealmente e coraggiosamente, riconosca il proprio errore e cerchi di farne ammenda facendosi tempestivamente promotore di iniziative atte a porvi riparo.
   Spero, ill.mo Presidente, di trovarla d'accordo con me, comunque La prego di voler indulgere sulla mia franchezza e di gradire, con i sensi della mia considerazione, i miei migliori saluti.

Suo Oliviero Mogno