Oliviero Mogno
MISCELLANEA
LETTERE
IL FORMATO DEL GIORNALE
Da Trieste, il 6 dicembre 1968
Chiar.mo Prof. Giovanni Spadolini
Direttore del Corriere della Sera
Via Solferino, 28 - Milano
Chiarissimo Direttore,
Tra i vari quotidiani nazionali ed esteri che leggo abitualmente il Corriere è indubbiamente quello che più mi piace, che seguo con maggiore e costante attenzione, a cui mi sento più affezionato. Proprio per questo alcuni suoi inconvenienti, non certo peculiari ma comuni alla maggior parte degli altri giornali, mi dispiacciono di più e, fra questi, in primo luogo, quello del formato che, secondo me, dovrebbe essere dimezzato.
Perché dimezzato? Per molte ragioni: prima di tutto quella di renderne più agevole la lettura. A tal proposito vorrei richiamare la Sua attenzione sul fatto che nel dinamismo sempre più tumultuoso della vita moderna, si è, il più delle volte, costretti, per la lettura dei giornali, a utilizzare i cosiddetti tempi morti, come i periodi di percorrenza tranviaria e ferroviaria, o di attesa in luoghi pubblici, generalmente sovraffollati, durante i quali la ristrettezza di spazio non consente lo spiegamento del grande formato di un giornale. Ma anche quando è possibile dedicare alla lettura i brevi periodi di riposo, quando si è seduti sulla poltrona accanto al domestico caminetto, la lettura e, più ancora, la prima scorsa esplorativa di un quotidiano a grande formato risulta assai disagevole, specie per coloro che, portando gli occhiali, hanno un'ampiezza e una profondità di campo ottico talmente limitate da dover continuamente spostare il foglio per centrare e mettere a fuoco l'articolo interessato, e ciò quando tali spostamenti sono resi problematici perché il foglio medesimo, per esser tenuto spiegato, richiede già la totale apertura delle braccia. Dimodoché, alla laboriosa ricerca dell'articolo, che già richiede ginnici sbracciamenti e improvvisi scatti, onde utilizzare per la bisogna la resistenza inerziale dell'aria, fa poi seguito, per la lettura dell'articolo stesso, un altrettanto complicato quanto necessario lavoro di successivi ripiegamenti di tutto il giornale, ripiegamenti o, meglio, accartocciamenti che debbono via via esser disfatti e rifatti di mano in mano che la lettura procede.
Con il formato dimezzato, tutto sarebbe più semplice, pratico, razionale. La rapida scorsa iniziale di ricerca e di cernita potrebbe essere agevolata anche dal fatto che la prima pagina di un formato ridotto potrebbe, molto opportunamente, contenere, oltre alla testata, soltanto un completo indice analitico di tutti gli articoli, dei servizi e perfino delle inserzioni con richiamo al numero di pagina. Eppoi tutta la materia potrebbe essere impaginata con criteri di più chiara separazione e di più pratico ordine sistematico.
Quali sono mai i motivi che si oppongono all'attuazione della mia proposta? Difficoltà di carattere tecnico-editoriale suppongo che non esistano dato che il calco in rotativa rimarrebbe il medesimo, pur mutando l'orientamento, la suddivisione e la disposizione delle impressioni. Per il resto dovrebbe essere soltanto questione di taglio e ripiegamento dei fogli. Infatti, pur senza avere una particolare esperienza in questo specifico ramo tecnico, posso dedurre la validità della mia supposizione anche dal fatto che Il Giorno, nella sola edizione del lunedì, e quindi saltuariamente, esce ora in formato dimezzato.
Un'obiezione che potrebbe essermi fatta è questa: «Se la maggioranza dei quotidiani esce in grande formato, ciò significa che...». E allora io vorrei permettermi di replicare: Nossignore, se la maggioranza dei quotidiani esce ancora in grande formato, la ragione è un'altra e precisamente questa: che coloro i quali hanno il potere di decidere sul formato dei quotidiani sono le uniche persone che leggono i giornali nell'esercizio del loro lavoro e quindi le uniche che dispongono, per la bisogna, oltrecché di tutto il tempo necessario, anche di un vasto tavolo sgombro fatto apposta per contenere non solo tutta l'ampiezza dei grandi fogli spiegati, ma pure gli scorrimenti che si rendono necessari alla lettura; sono le uniche persone che per la loro particolare attività, non sono in grado di rendersi pienamente conto dell'inconveniente cui è soggetta la quasi totalità degli altri lettori.
Comunque, se sussistessero dei dubbi sul favorevole accoglimento dell'auspicata modifica, perché non indire un referendum aperto a tutti i lettori?
Abbia la bontà, illustre Direttore, di voler benevolmente scusare questa mia intromissione e voglia credere che le mie parole, anche se un po' troppo spicce e impertinenti, sono dettate proprio da quel vivissimo sentimento di simpatia e di affetto per il Corriere che mi fa sentire il Suo giornale come il mio giornale e, come cosa mia, inseparabile dai miei più vivi e immediati interessi.
Con i sensi della più alta considerazione, La prego di voler gradire il mio saluto e di credermi.
il Suo devotissimo
Oliviero Mogno